Puzzo di solitudine, di vecchio, di stantìo.
Peso come un macigno.
Salgo e scendo ma si rifiutano di riconoscere che sia la chimica a determinarlo. Mi sento sminuita, non vista, non riconosciuta, esclusa dalla malattia. Forse la comprensione dei più necessita sempre ed ancora di azioni estreme per essere sollecitata e scossa. Mi istigano alla teatralità.
La mia testa è vuota e ronzante.
Mi rilasso goffamente e per finta, provo a distendermi e a pensare. Mi manca così tanto prendermi cura di me stessa.
Mi getterei a capofitto nella vita, per paura di marcire ancora. Ma la paura dell’esterno è così forte che il male autogenerato resta quello preferibile perché scelto e controllato.
Vorrei dormire, sempre, ore ed ore di sonno, sonno infinito, sonno profondo. Sotto coperte pesanti.
Non sento niente.